“Un edificio non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più”.


Questa espressione tratta da "Nuove Sostanze: Manifesto della rivoluzione informatica" si riferisce al passaggio dall’epoca industriale a quella dell’informazione e di conseguenza dalla seconda alla terza ondata, che ha indubbiamente portato un cambiamento della visione  dell’edificio architettonico.

In epoca industriale il valore dell’architettura era nella sua stessa funzionalità , lo stesso Le Corbusier diceva: “La casa deve essere una macchina da abitare, va studiata nelle attenzioni funzionali..” Mentre nell’epoca dell’informazione il ruolo dell’architettura è quello di comunicare, narrare e di abbandonare la rappresentazione di logiche assolutamente oggettive.

Di conseguenza vi è un passaggio dall’oggettività del mondo industriale alla soggettività dell’epoca dell’informazione. Questo passaggio ha interessato in particolar modo anche il mondo della pubblicità, infatti in epoca industriale le pubblicità descrivevano le qualità del prodotto in maniera oggettiva quindi semplicemente elencando le sue caratteristiche, mentre quelle della società dell’informazione è come se dessero per scontata la funzionalità del prodotto e si dedicassero a una narrazione della storia del prodotto (comunicazione soggettiva narrativa). Nel primo caso, il messaggio si basa sull'oggettività, mentre nel secondo caso si avvalora della soggettività e utilizza le immagini dinamiche delle figure retoriche al posto dei meccanismi tradizionali di "causa ed effetto".


Nell'ambito dell'architettura, si verifica un simile processo in cui la rappresentazione delle logiche oggettive, come la distinzione tra struttura e riempimento, l'armonia tra la funzionalità interna e la forma esterna, e la suddivisione degli spazi in aree adatte a differenti utilizzi, viene sostituita da un approccio narrativo.

Deve però trattarsi di una narrazione intrinseca all’essenza dell’edificio stesso, radicata nelle sue fondamenta e non essere un'applicazione superficiale di simbolismo ad un'architettura standardizzata, l’opera architettonica necessita di essere interpretata.

Come ad esempio devo interpretare l’Opera House a Sidney come un grande veliero prossimo ad entrare nel porto della città, opera che inoltre puntava a rompere uno dei più grandi tabu che era quello della corrispondenza tra forma e funzione, infatti in questo caso la forma non corrispondeva alle funzioni interne.

Ma l’opera più rappresentativa del concetto di comunicazione è il “Kiasma” di Helsinki. Il nome, versione finlandese del termine chiasma, indica il punto del cervello dove si incrociano le fibre dei due nervi ottici, e ne descrive le caratteristiche costruttive: l'edificio si articola difatti in due corpi intersecati, uno rettilineo e a volume prismatico, l'altro arcuato a galleria. In questo caso la metafora anatomica si sovrappone all'omonima figura retorica. L’idea dell’ intersezione si riferisce infatti al modo in cui il museo agisce come punto di incontro per una varietà di culture, espressioni artistiche e visioni del mondo provenienti da diversi contesti nazionali e culturali.

L'operazione è tanto riuscita da essere sancita nel nome stesso attribuito al museo.

Quindi l’opera architettonica necessita di essere interpretata, soltanto così si potrà comprendere la sua vera essenza.